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intervista agli Aerosmith

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> babe blue
view post Posted on 19/9/2008, 14:25




La pubblico qui anche se riguarda tutti gli Aerosmith, se la devo spostare fatemi sapere! ^_^

Gli inizi

Ci volete raccontare un po' dei vostri primi passi nel rock?

Steven: Quando ho incontrato Joe Perry ero in una band che si chiamava Chain Reaction. Eravamo una band di cover e suonavamo in un posto che si chiamava The Barn. Mi ricordo che andammo a mangiare in questo ristorante, l'Anchorage, dove mi abbuffai di patatine fritte, cheesseburger e poi fumai una bella Marlboro per finire. Le patatine fritte erano fantastiche, buonissime: croccanti, saporite, spesse. Così chiesi "Chi le ha fatte?" - "Il nostro ragazzo della cucina". E io dissi "Posso conoscerlo? Fatelo venire qui". Non lo fecero. Per cui andai io in cucina e lo trovai. Joe Perry. Capelli corti - beh, si può dire che fossero lunghi ma non quanto piacciono a me - occhiali dalla montatura nera tenuti insieme dallo scotch. Tre anni più tardi, stavo tagliando l'erba del mio prato e a un certo punto vedo questa MG che accosta. E dentro c'era Joe Perry: quello stesso tipo adesso aveva i capelli lunghi fino alla vita. Sembrava uno dei Pretty Things. Aveva occhiali firmati, i capelli al vento. "Hey tu!" gli dissi "che stai facendo?" - "Oh, sono in una band. Stasera suoniamo in questo club" mi rispose. "Wow, grandioso" dissi io. "Magari ti vengo a vedere", e lui "Certo, mi fa piacere". Più tardi, durante il concerto pensai che se fossimo riusciti a inserire la mia sensibilità melodica in questa musica cazzona che era pura emozione, allora saremmo riusciti ad ottenere qualcosa. Trent'anni più tardi eccoci qua, gli Aerosmith.
Joe: Steven Tyler era una specie di eroe locale perchè le sue canzoni erano nel jukebox del posto in cui cucinavo hamburger. E Tom [Hamilton] ed io avevamo sentito parlare tanto di lui. Ogni estate veniva lì a suonare con la sua band. Ricordo quando entrarono nel posto in cui lavoravamo. Era una specie di fast food all'aperto, molto 'estivo'. Io facevo di tutto, dallo spazzare il pavimento al pulire la griglia dove facevo le patatine fritte. Così un giorno lavoravo sul retro e loro entrarono, lui e la sua band. Penso che essere in una rock band volesse dire proprio comportarsi come loro: vestirsi come se fossi uscito da Greenwich Village e parlare a voce altissima. Ha tre anni più di me, e quando hai 16 o 17 anni, fa una grande differenza, specialmente considerando che lui era già stato in uno studio di registrazione e la sua band era fantastica. La sua reputazione lo precedeva. Per cui quando entrava lui, era sempre uno spettacolo: ricordo che una sera si misero a lanciare cibo dalla parte opposta della sala. Toccò a me pulire tutto quando uscirono.
Tom: Eravamo soliti suonare al The Barn. Per noi era come il sacro Graal. Se eri in una band, a quei tempi, allora volevi suonare là. Era il classico posto che le mamme odiano perchè si diceva che ci fosse un giro losco. Per cui noi tutti volevamo esserci. E Joe ed io avevamo una band con un nostro amico di nome Pudge. Steven era un habitué estivo: era di New York, e faceva parte di band incredibili. Avevamo l'abitudine di intrufolarci nei loro concerti sold-out per i quali era impossibile trovare un biglietto. E loro facevano canzoni originali, cover di Beatles, Rolling Stones e Yardbirds e riuscivano a farle meglio anche dei loro autori. E così noi tutti pensavamo che un giorno o l'altro sarebbe diventato un mostro sacro. Nel frattempo io e Joe ascoltavamo gli Who, i Ten Years After, i Beatles, gli Stones, gli Yardbirds, i Cream, Hendrix, insomma i nostri eroi. Salivamo sul palco e cercavamo di fare come loro. Riguardo alla teoria armonica e al tirar fuori delle note giuste, non ci preoccupavamo più di tanto. A noi interessava solo suonare a tutto volume e velocemente.

Labbra da negro

Steven, cosa ti ha fatto decidere di buttarti nella musica?

Steven: Mi chiamavano 'labbroni da negro' a scuola. Sai, io ero al liceo a cavallo fra gli anni '50 e i '60. Ero un bianco con queste grandi labbra, per cui tutti i ragazzini del mio quartiere mi prendevano in giro. Mia madre mi ripeteva "E' per il meglio, bacerai meglio le ragazze, non ascoltarli". Ma io volevo che stesse zitta. Di solito reagivo eccessivamente alle cose perchè ero sempre così eccitato. Magari ero a giocare a palla nel campo e mi confondevo a schiacciare gli insetti, finendo così per non beccare neanche una palla. Nessuno aveva mai avuto nessuna fiducia in me. Mia madre sì, ma a scuola nessuno. Non sono mai andato bene di matematica. Riuscivo solo nel coro e nella ginnastica. La musica era la mia unica valvola di sfogo. Io sono cresciuto in un appartamento piccolo come un francobollo al sesto piano di un palazzo. E mio padre aveva un pianoforte a coda, due sedie e una TV: io crebbi con la voglia di stare all'aperto, ma non potevo per cui mi sedevo sotto il piano e lo ascoltavo mentre suonava Brahms. E volevo andare a vedere le bambine che giocavano in strada, ma non potevo perchè avevo solo sei anni. Per cui presi tutte quelle emozioni, le concentrai insieme e ascoltai moltissima musica classica. Prendevo tutto quello che mi dicevano che non avrei potuto fare e lo misi nella musica. "Non ci riuscirai mai" mi diceva mio padre, "devi costruirti qualcosa di più solido". Ma da quando finii la scuola non ci fu più molto supporto in quel senso, così assunsi l'atteggiamento del tipo "Vi farò vedere io". Anche oggi faccio così. Il mio motto preferito è "Vi mancherò quando sarò silenzioso".

Come vivevate i primi tempi? Come avete gestito la band a livello personale?

Joe: Tutti i ragazzi della band vivevano nella stessa casa. Ogni stanza era una camera da letto eccetto per la cucina. Per cui ogni stanza aveva due funzioni. Quella di Tom aveva il piano per esempio. Non eravamo così diversi da altri ragazzi che arrivavano a Boston per frequentare la scuola con tutto quell'idealismo e quelle aspettative che si hanno quando si esce di casa per la prima volta, si va a vivere con dei coetanei e si fantastica su chi si potrebbe incontrare. Sognavamo a occhi aperti riguardo a chi avrebbe potuto piacere la nostra musica, chi altro era in città, quali altre band erano in giro. L'unica cosa è che noi non andavamo a scuola. Facevamo party, invece. Eravamo - spero - la band che i ragazzi volevano ascoltare durante i party. C'era un tale casino...non sapevi mai chi avrebbe varcato la nostra soglia!

Quali sono stati i motivi che vi hanno portato ai primi litigi?

Tom: In qualità di autore, Steven era molto esigente riguardo alle dinamiche di lavoro: quando era eccessivo, quando remissivo, quando un crescendo di emozioni. E all'inizio mi sembravano fin troppo tecniche, le cose che dovevo imparare. Volevo solo accendere il basso e martellarlo. Non mi sono mai interessati i vocal fino a che non entrai nella band. Ho sempre pensato che fossero lì solo per attrarre le ragazze.
Brad: Facevamo sempre a botte per il volume, ogni giorno: alle prove, ai concerti. E' troppo alto, è troppo alto, è troppo alto. E probabilmente lo era. Gli amplificatori erano meglio che i PA e i monitor. E fu molto difficile per Steven riuscire a cantare in quell'ambiente. Così seguirono molti litigi. Ci lanciavamo addosso pezzi di arredamento. Joe ed io dicevamo "Non è così forte" anche quando sapevamo che il volume era realmente altissimo.

Fare musica

Come sono stati i vostri processi creativi che vi hanno portato a creare quel distintivo sound à la Aerosmith?

Steven: Joe Perry è uno dei migliori maestri di riff di sempre. Anche i primi tempi, quando era stonato e fuori di testa, riusciva sempre a trovare il giusto lick di chitarra. Io portavo la sensibilità melodica di mio padre, nel senso che avevamo bisogno di una linea melodica. Lui mi dava cassette piene di riff: io le ascoltavo e mi stonavo tantissimo. Lasciavo che fosse la musica a parlare per me, che mi dicesse quali testi cantare. E quando trovi qualcuno con cui riesci a scrivere così naturalmente allora è proprio il massimo.
Joe: La prima cosa che abbiamo scritto insieme è stata "Movin' Out". Incorporava alcune delle nostre influenze in comune. Ci diede un sound su cui costruire tutto il resto. Ecco perchè non mi sono più fermato. Mi ricordo che siedevo sul letto del mio appartamento e pensavo "Questa è roba diversa, nuova". Ero seduto con la mia chitarra in mano un giorno, e creavo tutte queste cose. Incredibile. E poi riuscire a suonarle dal vivo di fronte a un pubblico che reagiva positivamente a quelle note, è stato bellissimo. Fare musica è tutto questo.

Ci sono aneddoti particolari che vi ricordate dalle incisioni di alcune vostre hit?

Steven: Abbiamo lavorato a "Toys In The Attic" con Jack Douglas. Io arrivo in studio, tutti sono fatti persi e stanno bevendo Jack Daniel's. Tocca a me, devo cantare. Per cui mi avvio a prendere le mie cose e mi rendo conto che ho lasciato tutti i testi dell'album nel taxi, che nel frattempo se n'è andato. C'era una canzone che si chiamava "Walk This Way", era praticamente finita. Impazzii. Insieme alla canzone c'erano la mia matita, il pezzo di carta e la cassetta. Erano le otto di sera, tutti erano andati via per cui sapevo che nessuno mi avrebbe sentito e non avrei potuto sentirmi in imbarazzo. Mi misi le cuffie, cominciai a cantare, tirai fuori questi fantastici testi, mi accorsi che avevo lasciato il block notes al piano di sotto ma avevo con me la matita. Per cui scrissi tutti i testi sul muro. Vicino all'uscita che dava sulle scale. Fu così che scrissi "Walk This Way". Passano molti anni e i Run DMC la rifanno, in un momento in cui l'hip hop è la nuova febbre musicale: diventa così la spina dorsale di tutto ciò in cui ho sempre creduto. La spina dorsale della musica di oggi.
Tom: "Sweet Emotion" cominciò da un giro di basso. Sai quel 'bum bum da da da' della intro. Ce l'avevo in testa da quando avevamo fatto "Get Your Wings". Lo mostrai a Steven ma non si sentiva molto vicino a quella musica. Così si rimise a fare le sue cose, ed io mi misi da parte. Diciamo che lo salvai per un altro momento. Poi ritornò fuori per l'album successivo, "Toys In The Attic", e nel frattempo c'avevo lavorato un po' più su. Avevo aggiunto delle basi di chitarra. Ricordo che quando lo suonai per la prima volta Steven disse "No, è all'incontrario. Invece di cominciare qui, comincia da là". E quello mi fece andare fuori di testa, ma poi lo provai come disse lui. Lo imparai in quel modo e cominciai a capirne il senso.
Steven: Per "Janie's Got A Gun", cosa può saperne un ragazzo bianco di una pistola? Cosa può saperne di Janie? Chi è Janie? Per cui dovevo affidarmi ad un'altra personalità che era il mio io che nessuno amava. Era la parte di me che andava nel seminterrato e ingurgitava pasticche e si addentrava spavaldamente in posti fantastici dove non era mai stato. Ma in quel posto capii chi era Janie, e perchè avesse una pistola.

Fra voi, dove si creano le alchimie maggiori? Partecipate tutti e cinque alla creazione delle canzoni o ci sono delle concentrazioni particolari a livello di ispirazione creativa?

Tom: Ho sempre pensato che Steven e Joe fossero due collaboratori perfetti. Quei due erano capaci di sparire per un mese e di ritornare con dei riff fantastici e fare jam. Steven suonava la batteria, Joe la chitarra e a un certo punto Steven diceva "Stop! Stop! Stop! Cosa hai suonato adesso?" - "Non saprei, un riff qualunque". "No! No, cos'era?" E la maggiorparte delle volte riuscivamo a ricordarci cosa fosse e a svilupparlo. Lo suonavamo all'infinito fino a che non faceva scaturire un'altra idea.
Brad: Eravamo soliti scrivere insieme. Era tutto il bello di far parte di una band. Non li scriviamo più insieme. Non so perchè non scrivo con loro. Dovresti chiederlo a loro. Ma era ok per me perchè non volevano che io fossi lì e io non volevo essere lì. Veramente mi intristisce un po' e penso sia un po' egoistico. Ma è il modo in cui vogliono lavorare. Se avessi voglia di essere un co-autore? Sì, non mi dispiacerebbe. Ma solo se va bene per tutti.

Drugs and Rock&Roll

Avete iniziato a fare rock'n'roll nei gloriosi '70: allora il rock faceva rima con drugs...e non vi siete certo risparmiati su questo fronte. Ci vorreste raccontare un po' delle vostre esperienze con gli stupefacenti e l'alcol e come ne siete usciti fuori?

Joe: Mi comportavo come tutti gli altri ventenni, quando si trattava di droghe. Pensavo "Non succederà mai a me, sono troppo intelligente". Tutto qui. Fui abbastanza accorto da non andare mai oltre il limite. Sicuramente abbiamo mescolato abbastanza cose insieme...se poi ci metti insieme anche delle auto veloci, è inevitabile che accadano incidenti. E' successo a molte persone, anche a noi. Non riesco neppure a ricordare tutte le auto distrutte da tutti noi, ma fortunatamente siamo sempre riusciti a sopravvivere.
Tom: Non ho mai pensato che potessi essere un tossicodipendente. Pensavo che lo facessero tutti e allora dovevo farlo anch'io. A me bastava riuscire ad andare sul palco e suonare per tutto il concerto senza fare troppi errori. Mi sentivo un vero rocker così. Ho preso coscienza di come le droghe e l'alcol mi facessero del male solo quando ne sono uscito e mi sono ripulito.
Brad: Avevamo abitudini costose e stavamo lavorando per far soldi. Per cui era facile spenderli in droga. Era come se ogni notte fosse sabato sera. Erano gli anni '70, e quando hai vent'anni, per qualche ragione pensi di poterlo fare per sempre. Certo, ci sono stati dei momenti molto pericolosi, era come se stessimo intorno agli esplosivi tutto il giorno. Le persone cominciavano a andare ognuno per la propria tangente, come se fosse una loro tecnica di sopravvivenza. Io non ci riuscivo. Era folle. Ma che altro potevo fare? Io non lo sapevo. Volevo essere negli Aerosmith ma non sapevo come risolvere tutti questi problemi. Mano a mano che il ricorso alla droga si faceva più frequente, cominciò a influenzare il lavoro delle persone. Come tratti una cosa del genere? Io mi sentivo senza nessun aiuto. La maggiorparte delle persone che hanno avuto la stessa esperienza mi hanno capito, ma anche loro non avevano risposte.
Tom: Forse c'è anche l'aspetto 'mercenario' di tutta la questione ma io non mi sono mai preoccupato della salute di Joe e Steven. Quello che mi stava a cuore era riuscire a finire il tour o completare le canzoni. Cominciai a sentire le reali conseguenze di tutto ciò quando abbiamo iniziato a lavorare a "Draw The Line". Gli unici che erano davvero tutti d'un pezzo eravamo io, Joey e Brad. E c'erano giorni in cui ero lì ma non proprio. Poi ho cominciato a preoccuparmi perchè Steven e Joe non venivano alle prove, e non perchè non piacesse loro il disco - lavoravano sodo alla musica - ma perchè all'improvviso questo senso di comunione a cui eravamo abituati non c'era più.
Brad: Sì, le cose si stavano mettendo male. Ma ci siamo resi conto che avevamo perso il senso del nocciolo della questione, ovvero perchè fossimo arrivati fino a lì, perchè fossimo in quella stanza, perchè da bambini eravamo così eccitati a pensare alla vita da rockstar. Era a causa della birra? No, penso che tutto sia cominciato quando abbiamo visto i Beatles all'Ed Sullivan Show in tv. Non ricordo alcuna birra. E allora trovi il modo di ritornare in quel luogo. Ti ripulisci e dici "Ecco perchè sono qui!"

E adesso che siete 'puliti' rinnegate tutto quello che vi è successo durante la vostra carriera, mentre eravate sotto l'effetto dell'alcol e della droga?

Joe: Mi sono divertito un mondo a fare feste su feste e a fare tutte le cose che ho fatto ma una cosa è certa: che passi più tempo a sentirti male che non a essere in forma. E trascorri più tempo a trovare la droga che a fare qualsiasi altra cosa. E poi un giorno che ti senti veramente depresso, vai in un bar e ordini acqua tonica. Dipende quanto è importante per te non alzarti con il mal di testa, o non trovare la tua auto di nuovo sotto il palo del telefono per la quindicesima volta, o non avere ancora 10 punti sulla fronte per essere caduto giù dalle scale perchè eri troppo ubriaco. Tutto questo ti porta al punto di dire "Faccio a meno di tutto questo, costi quel che costi". A noi è capitato che i nostri amici e il nostro manager ci dicessero: "Guardate ragazzi che se vi ripulite vi si apriranno un mucchio di altre porte. Alla peggio, vi ripulite, scoprite che la vostra vita fa schifo e allora potete ricominciare a bere o a drogarvi. Perchè non provate?" Così abbiamo deciso di provare. Per alcuni artisti usare droga è una scorciatoia. Non ne hai veramente bisogno. Col talento si nasce, le droghe non ti danno le canzoni. Le hai già dentro di te. Ciò che succede è che ti riesci a convincere che non riesci a farne a meno, ma quello è un ostacolo in cui ogni musicista incappa. Si tratta di superarlo. Pensavo che non avrei mai potuto salire su un palco a suonare a meno che non mi fossi fatto prima una birra per rilassarmi. Beh, se si fosse trattato solo di una birra, probabilmente starei ancora bevendo ora! Ma una birra tirava l'altra per arrivare poi alla bottiglia di Jack Daniel's e poi ecco arrivare la chiamata dal mio spacciatore. Ma una delle cose di cui mi sono reso conto era che la prima volta che ho ascoltato il rock and roll e mi si sono rizzati i peli sul collo non ero ubriaco. Ero molto sobrio. Per cui mi sono accorto di riuscire a ottenere una sensazione così forte dalla musica, come mai ero riuscito a ottenere negli anni precedenti, perchè ero pulito.
Joey: Stava rovinando la mia vita, stava dividendo la band, ci stava portando verso il baratro. Stava interferendo con la mia relazione: il mio amore era per la cocaina, non per una persona. Non me ne rendevo conto in quel momento, ora sì. Ma non sono mai stato così intelligente da capire che dovevo chiedere aiuto a qualcuno per tornare sobrio.
Joe: Ripulirsi è stata una grande chance. Sentivamo che fosse un grande rischio. Sentivamo che se si fosse saputo in giro che non bevevamo più nè ci drogavamo, avremmo perduto un po' dei nostri fan. E so che dobbiamo ancora rispondere alla questione "Ragazzi, adesso sarete così noiosi!". Penso che non sia più un problema, ma allora lo era eccome! Perchè tutti erano ancora là fuori a divertirsi e gli Aerosmith erano conosciuti come dei 'maestri' nel genere. Ma poi si trattava solo di fare musica. Abbiamo deciso che sarebbe stato meglio dare ai nostri fan la musica, piuttosto che no. E non c'era modo di fare musica se fossimo rimasti a quei livelli. Avevamo toccato veramente il fondo.

Una grande famiglia

Avete trascorso così tanti anni insieme, che la vostra relazione sicuramente andrà ben oltre quella più strettamente professionale...

Steven: Joe è decisamente un tipo difficile. E' sempre stato un solitario. La relazione che ho con Joe non l'ho mai avuta con nessun altro. Avevo sempre sognato di incontrare qualcuno come lui, che riuscisse a fare quei lick di chitarra su cui potessi gettare i miei vocal. Volevo che fossimo un team di cantautori. C'è un lato triste della nostra relazione, ovvero che riuscivo a ottenere quei giri di chitarra, ma non ho mai avuto un amico a tempo pieno. E forse vorrebbe contraddirmi, ma ricordo una volta in cui Joey chiese a Joe "Perché non possiamo essere buoni amici?" e lui rispose "Il fatto che siamo in una band non significa che dobbiamo essere amici per la pelle". E in me ho questa passione che mi dice che per tirare fuori il vero valore di un'amicizia devi metterci tutto te stesso. Anche quando l'altra persona non la pensa come te.
Joe: Steven è fuori di testa. So da dove viene e dove sta correndo. Molte volte viene da me e mi dice qualcosa, ed io lo contraddico anche solo per farlo arrabbiare. Poi invece lo ascolto, e penso a ciò che mi ha detto. Di solito vado da lui e gli dico "Sì, hai proprio ragione" oppure "Sai, ci ho pensato". E' come se fossimo in famiglia. E sono sicuro che lui la pensi allo stesso modo. Ma ha un'intuizione eccezionale e un sacco di volte - devo ammetterlo - ha ragione lui. Con il passare degli anni ho guardato alla band come a una confraternita. E' una famiglia in un certo senso. Devi avere una visione più ampia di ciò che hai al momento e non devi permettere che le questioni diventino personali. Abbiamo fatto tutti gli errori possibili e immaginabili. Abbiamo litigato, siamo usciti sbattendo la porta, non ci siamo parlati per settimane. La band si è sciolta. Ma alla fine abbiamo capito come farla funzionare. Anche quando ci punzecchiamo a vicenda, cogliendo nel vivo, il fatto che facciamo parte di una band ci fa superare qualsiasi dissidio.

C'è qualcuno che ha più potere degli altri nel prendere le decisioni?

Joey: La band è una democrazia. Molte volte è come se fossimo una torta ai mirtilli. Se prendi una fetta di torta e la sostituisci con una mela non funziona! Il fatto è che noi tutti siamo mirtilli. Lavoriamo tutti insieme e se io per esempio ho dei dubbi su qualcosa, allora vado da Tom e chiedo a lui. So che otterrò una risposta onesta da lui perchè mi conosce. Non terrà niente per sé. Non c'è persona più importante dell'altra quando si tratta di considerare tutti allo stesso modo. Penso che Steven ed io abbiamo una buona relazione. Abbiamo la stessa sensibilità emotiva. Lui la esprime in un modo, io nell'altro. Ci sono volte in cui mi legge come se fossi un libro aperto, e non mi piace molto; ci sono volte in cui anch'io faccio la stessa cosa con lui. Possiamo farci un bel pianto insieme, guardarci negli occhi, dire all'altro che gli vogliamo bene e poi tornare alle nostre cose. Riesce a farmi incazzare al punto che riesco a odiarlo per un momento e so che anch'io posso fare lo stesso con lui. Penso che l'unico che mi ispira a continuare ad essere un'anima amorevole, sia Joe. Ricordo quando cominciammo la band, il primo giorno in cui eravamo per strada e Joe mi disse "Perchè dobbiamo essere amici per suonare nella stessa band?" e ascoltare quelle parole mi ha lasciato di stucco. Perchè per me una caratteristica fondamentale di una band era lo spirito cameratesco, portare le proprie fidanzate in giro con noi, cenare insieme e andare tutti insieme al cinema. E' così che era per me. Per cui quello che mi disse mi creò un po' di confusione in testa. Ora, 30 anni più tardi, posso avere con Joe lo stesso tipo di conversazione che ho con qualsiasi altra persona. Mi sento più vicino a lui ora di quanto lo sia mai stato prima.

Wow, Joe sembra essere proprio quello di cui tutti parlano...

Tom: La mia relazione con Joe è stata molto difficile a un certo momento perchè le nostre mogli non andavano d'accordo per niente. E poi per me era tutto così strano a causa della mia educazione WASP (White AngloSaxon Protestant, ndr), secondo cui una conversazione strana è una minaccia. Ogni giorno potenzialmente potevano scoccare scintille strane. "Hey, tua moglie ha detto questo sulla mia" o viceversa, per cui smettevamo di parlarci del tutto. E' quello che mi preoccupavo. Non mi preoccupavo se la band ce l'avesse fatta oppure no, ma magari pensavo "Oddio, e cosa succede se domani quando lasciamo l'hotel Terry ed io finiamo nella stessa limousine di Joe e Elissa?". Per quanto potessi litigare con questa persona, però, era uno delle quattro persone al mondo che capiva come la pensassi e cosa sentissi. Tra Joe e me ci sono molti accordi taciti. Facciamo ironia e humour su una serie di fatti verso i quali magari non avremmo fatto gli stessi commenti se fossimo stati con altre persone. E' come se fossimo in una società segreta. Una cosa con cui ho dovuto scendere a patti, nella mia vita, è che non ho molto talento musicale, il che mi fa sentire bene perchè vuol dire che tutto quello che ho è perchè l'ho voluto così tanto che ho combattuto con i denti per averlo. Ci sono stati molti momenti in cui ottenere un consenso musicale da Steven era veramente esilarante. Mi dava una carica incredibile. Steven è il tipo di persona così riverente che va oltre la comune cortesia, ma è proprio per questo che è così unico.

Insomma, Aerosmith forever o no?

Brad: Un giorno riesco a odiarli tutti, ma considerando tutte le cose che abbiamo fatto insieme, li amo tutti, dal primo all'ultimo. Profondamente. Non so come o quando gli Aerosmith non ci saranno più, ma quando finirà sarà con i fuochi d'artificio, perchè ci abbiamo dedicato così tanto tempo. E alla fine impari a convivere l'uno con l'altro. Penso che per moltissimi anni ci siamo guardati negli occhi e ci siamo detti: "Hey, come vorrei cambiare questo tuo difetto" e alla fine ti rendi conto che non vuoi cambiare nessuno. Se c'è qualcosa che non funziona, allora sei te stesso, quella è l'unica cosa che puoi controllare. E una volta che te ne accorgi, allora la vita è molto più facile.
Joey: Alla fine, quando sono sul palco e guardo di fronte a me vedo tutti e loro i quattro sederi. E' il mio posto preferito in cui essere.
Steven: E' così difficile tirare fuori una canzone. E' così difficile essere creativo. E' così difficile mettere da parte il fatto che non ero presente al diploma di mia figlia a scuola. Che cosa le dico? Come faccio a gestire le due vite e a bilanciarle? Come faccio a trattare con i manager che fanno dichiarazioni pubbliche e dicono che sei di nuovo stonato? O come fai a dire a tua moglie che ti stai facendo tutte le ragazze della Florida? E' difficile riuscire a tenere tutto sotto controllo e nello stesso tempo riuscire a sfornare una canzone, e poi ballare scatenandoti sul palco. Ma guardo oltre e vedo Joe e mi dico "Wow, quello è mio fratello". E poi vedo Brad e mi dico: "Wow, quello è l'uomo a cui voglio bene". E si tratta di capitalizzare su quei momenti. Tutto il resto non è niente a confronto.

da Mtv Italia

anche questa bella lunga, però è parecchio divertente ed interessante ^_^ spero vi piaccia
 
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*JokerSlayer*
view post Posted on 19/9/2008, 14:53




Allora ci sarebbe un topic dove si raccolgono tutte le interviste, però non so.. comunque per adesso sposto in aerosmith perchè vedo riguarda tutti *__*

Grazie per l'intervista =))))
 
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LaPiratessa
view post Posted on 19/9/2008, 14:59




Si è un pò lunga....me la gusterò + tardi! ^_^
Grazie 1000 Babe!
 
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***TyLeRiNa***
view post Posted on 19/9/2008, 16:40




Wow... sono rimasta davvero senza parole....
Leggendo, ho provato tanto amore, tanta tenerezza, tanta GIOIA^^ :*_*:
Adoro questa intervista in ogni singola frase... ci sono troppi punti che mi hanno davvero colpita (quindi evito di citarlixD :uh: )

Bella, bella, bella :*_*:
Grazie <3

SPOILER (click to view)
CITAZIONE
Non so come o quando gli Aerosmith non ci saranno più, ma quando finirà sarà con i fuochi d'artificio, perchè ci abbiamo dedicato così tanto tempo. E alla fine impari a convivere l'uno con l'altro. Penso che per moltissimi anni ci siamo guardati negli occhi e ci siamo detti: "Hey, come vorrei cambiare questo tuo difetto" e alla fine ti rendi conto che non vuoi cambiare nessuno. Se c'è qualcosa che non funziona, allora sei te stesso, quella è l'unica cosa che puoi controllare. E una volta che te ne accorgi, allora la vita è molto più facile.

:D Adoro queste parole, anche se mettono un pò di malinconia :ban:
 
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> babe blue
view post Posted on 19/9/2008, 18:48




CITAZIONE
Allora ci sarebbe un topic dove si raccolgono tutte le interviste, però non so.. comunque per adesso sposto in aerosmith perchè vedo riguarda tutti *__*

ok, vedete un po' voi ^_^ avevo provato a chiedere anche ad Alessandra per la collocazione visto che sicuramente ve ne intendete meglio di me, quindi grazie per il vostro lavoro :)

sono contenta che l'intervista vi sia piaciuta :D
 
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*Freddie92*
view post Posted on 19/9/2008, 21:02




wow! E' bellissima!! hanno detto tutti delle cose stupende :*_*:
 
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Jim Hašek Frost
view post Posted on 20/9/2008, 10:57




Questa intervista è del 2002, fatta in occasione dell'MTV ICON: Aerosmith. Fu inserita, in video, nella serata, tra le varie parti dello show.

Memorabile.
 
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*JokerSlayer*
view post Posted on 20/9/2008, 11:32




CITAZIONE
Questa intervista è del 2002, fatta in occasione dell'MTV ICON: Aerosmith. Fu inserita, in video, nella serata, tra le varie parti dello show.

Memorabile.

Bene ci fa piacere, lei chi è? 0.o
 
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LaPiratessa
view post Posted on 20/9/2008, 12:04




CITAZIONE
Non so perchè non scrivo con loro. Dovresti chiederlo a loro. Ma era ok per me perchè non volevano che io fossi lì e io non volevo essere lì. Veramente mi intristisce un po' e penso sia un po' egoistico. Ma è il modo in cui vogliono lavorare. Se avessi voglia di essere un co-autore? Sì, non mi dispiacerebbe. Ma solo se va bene per tutti.

Con questa affermazione Brad mi fa molta tenerezza... :*_*:
CITAZIONE
Steven è il tipo di persona così riverente che va oltre la comune cortesia, ma è proprio per questo che è così unico.

:wub:


Finalmente ho avuto modo di leggerla tutta...bellissima!
Grazie babe blue!


 
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> babe blue
view post Posted on 20/9/2008, 13:24




:*_*: ma di che! anche a me è piaciuta tantissimo e ho pensato che anche per altri fan sarebbe stato così ^_^
sono contenta :D
 
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~»DragonFly
view post Posted on 20/9/2008, 14:17




CITAZIONE (Jim Hašek Frost @ 20/9/2008, 11:57)
Questa intervista è del 2002, fatta in occasione dell'MTV ICON: Aerosmith. Fu inserita, in video, nella serata, tra le varie parti dello show.

Memorabile.

Ogni tanto abbiamo ospiti :ahah:
Perchè non rimani con noi? ;)

Bene, xD ancora non l'ho letta :*_*:
Prestissimo mi metto all'opera, però :yeah!:
 
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viale marx
view post Posted on 25/3/2011, 12:18




Veramente una gran bella intervista..cosa darei per assistere di nascosto a una giornata in sala prove degli aerosmith..a un litigio..a un chiarimento..un momento di gioco del gruppo.Sarebbe bellissimo.
 
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11 replies since 19/9/2008, 14:25   271 views
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